Creare i ricordi. Riflessioni di Giulio Nardone
NdR: Ho trovato nel computer di Giulio queste riflessioni che sicuramente aveva intenzione di pubblicare, ho pensato quindi di proporvele.
Soltanto due anni prima avevo ascoltato dalla voce tranquilla e priva di ogni partecipazione emotiva del famoso Primario romano la mia sentenza che mi dava soltanto due anni di visione del mondo prima del buio. E io ero proprio sull'orlo di quella scadenza, poi dimostratasi erronea come data, anche se corretta come esito. E qui vorrei dire ai molti che da diversi punti di osservazione e sotto molteplici aspetti hanno cercato e stanno cercando di capire e mostrare spettacolarmente come un giovane può reagire a una tale sentenza, che le reazioni non sono classificabili, data l'infinita sfumatura della natura umana. Io avevo reagito in modo bulimico, addentando la vita, masticando tutto quanto si presentava ai miei occhi ancora capaci di percepire le sfumature, i particolari e guardavo come non avevo mai fatto prima, rammaricandomi di non aver guadato con sufficiente intensità e spirito analitico delle cose che mi avevano provocato sensazioni forti, come il mistico avanzare e retrocedere a ondate del coro greco sulla scena del Teatro di Siracusa, come fossero portati da folate di vento in accordo con il loro salmodiare. Allora non sapevo ancora, ma forse si può ancora recuperare dal cestino come per i files cancellati nel computer. Ma bisogna farlo presto, prima che le immagini sbiadiscano e si confondano con altre che sopraggiungono. E tutto questo bagaglio di immagini, volutamente registrate o ripescate dalla memoria non ha un supporto durevole su cui fissarsi: sono tutte vaganti nella memoria provvisoria, quella che si perde non appena si spegne il computer. Ma allora si deve perdere tutto? No, ma c'è molto da lavorare, dato che bisogna continuamente rinfrescare questa memoria, ripassandosi le immagini e le sensazioni, come tanti quadretti sonori, in cui i rumori di ambiente o le musiche richiamano le immagini e viceversa, rafforzandosi scambievolmente. Sulle prime, sembra un lavoro complicato e faticoso: quasi ogni sera, prima di dormire, riaprire tutte le scatolette magiche per assicurarsi rapidamente del fatto che la scena è ancora lì, integra e vivica nei suoi colori e sentimenti. Poi, piano piano, mentre i contenitori aumentano rapidamente, alcuni dei vecchi scompaiono o si offuscano fino a quando mi rendo conto che le cellule sono ormai scariche e non riesco più a produrre ricordi di qualità. E allora si chiude il ciclo produttivo, ma resta il lavorìo per il mantenimento della qualità del magazzino. E poi il naturale decadimento, che non procede in modo uguale per tutti i ricordi: alcuni sono logori e sfuocati, altri sembrano nuovi e mai usati. Altri ancora sono così perfetti che viene da chiedersi se sono veri o se, a forza di rinfrescarli, me li sono inventati!
Giulio Nardone